GROTTE  DI  BEATRICE  CENCI

Dal prossimo primo marzo saranno nuovamente aperte al pubblico le Grotte di Beatrice Cenci e dell'Ovito di Petrella, per visite guidate accessibili a tutte le categorie di utenza e ogni fascia di età.

Per info rivolgersi a
Andrea Degli Esposti
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Le Grotte di Beatrice Cenci si aprono in una parete rocciosa che delimita la valle del fiume Imele, nei pressi di Petrella Liri e Verrecchie (frazioni di Cappadocia). Scavate dalle acque del fiume, queste grotte sono ricche di stalattiti e concrezioni minerali, e grazie agli accumuli di acque risultano essere di grande interesse naturalistico. All’interno vi sono stati ritrovati numerosi manufatti dell’età della pietra. Le si affianca l’impressionante cavità dell’Ovido di Verrecchie, profonda un centinaio di metri. Vedi Reportage "Paesaggi d'Abruzzo" e "ci facciamo in quattro per le Grotte...."

 

 

Le Grotte si trovano a 25 km da Avezzano e a meno di 10 km da Tagliacozzo, sulla strada provinciale 23 Alto Liri nei pressi della frazione di Petrella Liri (Comune di Cappadocia).

 

LA STORIA DI BEATRICE CENCI


Figlia del conte Francesco Cenci e di Ersilia Santacroce, dopo la morte della madre, fu messa a sette anni, nel Monastero di Santa Croce a Montecitorio. Ritornata in famiglia, all'età di quindici anni, subì le angherie e le insidie del padre che nel 1593, sposò in seconde nozze Lucrezia Petroni.
Francesco, oberato dai debiti, incarcerato e condannato due volte per "colpe nefandissime" pur di non pagare la dote di Beatrice le impedì di sposarsi e decise nel 1595 di segregarla, insieme alla matrigna Lucrezia, a Petrella Salto, in un piccolo castello chiamato la Rocca, nell’allora Regno di Napoli, di proprietà della famiglia Colonna.
Nel 1597 Francesco per fuggire alle richieste pressanti dei creditori, si ritirò a sua volta a Petrella, con i figli minori Bernardo e Paolo causando un ulteriore deterioramento delle condizioni di Beatrice e della matrigna Lucrezia.
Esasperata dalle violenze e dagli abusi paterni Beatrice giunse alla decisione di uccidere il padre Francesco con la complicità della matrigna Lucrezia, i fratelli Giacomo e Bernardo, il castellano Olimpio Calvetti ed il maniscalco Marzio da Fioran detto il Catalano.
Il 9 settembre 1598 il corpo di Francesco Cenci fu trovato in un orto ai piedi della Rocca di Petrella. I familiari, che non parteciparono alle cerimonie funebri celebrate di fretta, lasciarono il castello e tornarono frettolosamente a Roma nella dimora di famiglia Palazzo Cenci.
Voci e sospetti, alimentati dalla fama sinistra del conte e dagli odi che aveva suscitato nei suoi congiunti, indussero le autorità ad indagare sul reale svolgimento dei fatti.
La salma fu riesumata e i successivi esami esclusero la caduta come possibile causa delle lesioni. I congiurati vennero scoperti ed imprigionati. Calvetti, minacciato di tormenti, rivelò il complotto. Marzio da Fioran, sottoposto a tortura, confessò ma, messo a confronto con Beatrice, ritrattò e morì poco dopo per le ferite subite. Giacomo e Bernardo confessarono anch'essi. Beatrice inizialmente negò ostinatamente ogni coinvolgimento indicando Olimpio come unico colpevole, ma la tortura della corda ne vinse ogni resistenza e finì per ammettere il delitto.
Prevalsero le tesi accusatorie e gli imputati vennero tutti giudicati colpevoli Beatrice e Lucrezia, furono condannate alla decapitazione
L'esecuzione di Beatrice la mattina dell'11 settembre 1599 nella piazza di Castel Sant'Angelo gremita di folla.

 

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